23 apr 2012

Dalle stelle alle stalle, dalla stalle alle tre stelle

La Juventus ha vinto ancora, schiantando la Roma, e complice l'ennesima caduta di un Milan sempre più depresso e sfiduciato, si sta avvicinando a marce forzate al suo ventottesimo scudetto. Ancor prima che la possibilità si realizzi, già le avverse fazioni si dibattono sul numero delle stelle che le maglie bianconere potrebbero esibire nella stagione prossima ventura, riportando alla stretta attualità guerre di religione che hanno sconquassato il calcio italiano dell'ultimo lustro e mai veramente sopite, e che avranno un clamoroso moltiplicatore nell'eventuale vittoria dello scudetto. La questione, inutile dirlo, è veramente importante. La Juventus, fregiandosi di aver vinto trenta scudetti, farebbe uno sgarro inaccettabile alle istituzioni, ai club che in quel periodo hanno subito i malaffari della mafietta di Moggi, e si farebbe beffe di sentenze passate ampiamente in giudicato, attraverso tutti i gradi di giustizia sportiva possibili immaginabili, e che in ogni sede hanno stabilito senz'ombra di dubbio la colpevolezza della squadra bianconera. Non spetta certo a una società di calcio farsi interprete di sentenze emesse da altri, decidere del loro grado di correttezza e infine scavalcarle in completa autonomia estraniandosi dal contesto di quella che dovrebbe essere una società civile, in cui le sentenze hanno valore perché espresse da soggetti terzi, e che pertanto dovrebbero essere rispettate e accettate, per quanto ci si possa trovare in disaccordo. E' chiaro che la società Juventus ha il pieno diritto di non condividerle, e di esprimere il proprio dissenso pubblicamente (lo fanno tutti, a cominciare dall'ex premier), ma c'è una gran bella differenza tra il dire "credo che abbiate sbagliato" e "avete certamente sbagliato".
Non posso non annotare che la Juventus, se esibirà la terza stella, perlomeno rimarrà coerente a se stessa e alle sue rivendicazioni: dopotutto la dirigenza ha impiegato gli ultimi anni a rimarcare ostentatamente di avere vinto ventinove scudetti, e per qualche tempo le battaglie giuridiche hanno addirittura distolto la società dall'attualità della squadra, che solo quest'anno si è, magnificamente, risollevata; la cerimonia di inaugurazione del nuovo stadio è stato un continuo ritorno ai due scudetti revocati,  che sono stati schiaffati in faccia ad Abete e alle autorità del calcio convenute; e in ogni dove dello stadio compaiono puntuali e orgogliosi riferimenti. Indossare la terza stella sarebbe solo la naturale conseguenza di una presa di posizione già assunta da tempo.
Trovo allora che il vulnus, reale e infetto, della vicenda non si annidi nella Juventus, che delle sue azioni risponde sostanzialmente solo per se stessa, ma nel silenzio assordante delle istituzioni, che non si preoccupano minimamente di porre una pietra tombale alla questione e lasciano Inter e Juventus nel limbo delle dichiarazioncine bifide da entrambe le parti, delle vendette trasversali, delle sciarpe "Inter ti odio", o delle magliette di Facchetti posate negli spogliatoi di Juventus Stadium. Qualunque soluzione finale, anche la più democristiana e pilatesca possibile, sarebbe preferibile a questo vuoto decisionale, persino consentire alla Juventus di dichiarare ventinove scudetti e all'Inter di dichiararne diciotto, come qualcuno ben informato aveva adombrato tempo fa. Chiaro, bisognerebbe cambiare l'intera classe dirigente del calcio italiano, che ancora contempla in parecchie delle sue cariche dei reduci di Calciopoli; ma questa è un'urgenza che supera il problema, sia pur annoso e impellente, del numero di scudetti della Juventus.

Chi si è svegliato stamattina, almeno tra i tifosi nerazzurri, ha trovato una brutta sorpresa. Tuttosport in prima pagina titolava infatti "Stellare" con a corredo tre belle stelle: non sono certo una novità i conteggi sgangherati del giornale di Torino, che in occasione di ognuno degli ultimi 4 scudetti dell'Inter, si è divertito a sottrarne uno all'Inter marchiandolo con una severa crocetta rossa, senza contare gli infiniti titoli minatori nei confronti della società nerazzurra, che preconizzano l'arrivo di nuove ed inedite intercettazioni (tanto inedite che le conoscevano tutti, chi non ricorda la "madre di tutte le intercettazioni", peraltro rivelatasi un clamoroso bluff?), e ancora, titoli che inneggiano a Luciano Moggi e annunciano terribili sventure in arrivo per l'Inter. Ora, finché Tuttosport si limita alle boutade di mercato, procura anche una occasione di sghignazzo per certi versi salutare in tempi di crisi come questi, più difficilmente posso invece concepire articoli che si fanno portatori delle più basse libidini dei tifosi e che sembrano, scritti da tifosi. Tuttosport dovrebbe chiarirci una volta per tutte quale sia il suo ruolo nell'editoria sportiva moderna, se sia un giornale nazionale, per tutti, o se sia una rivista tematica, alla stessa stregua de "Il romanista", o di "Forza Milan", realtà dignitosissime ma immediatamente identificabili. Se proprio vuole fare l'house organ della Juventus, almeno lo dichiari.

Ciò che è successo ieri in Genoa- Siena è stato ampiamente deprecato ed esecrato da stampa, televisioni e istituzioni negli ultimi due giorni, e non posso che unirmi al coro, soprattutto se penso che tre ore dopo il Wolverhampton in Inghilterra è retrocesso, e i tifosi hanno esibito con orgoglio e fierezza le loro sciarpe, le loro bandiere, i loro colori. Un altro calcio. Pochi hanno tuttavia sottolineato che Preziosi, di fronte ai fattacci di ieri, ha risposto prima consentendo ai suoi giocatori di togliersi la maglia, poi rendendo dichiarazioni generiche e confuse, e infine esonerando Malesani, decisione grottesca e incomprensibile. La situazione tecnica del Genoa è allarmante e prescinde dagli episodi di ieri: è stata generata da anni di condotta scellerata, passati a cambiare 15 giocatori per sessione di mercato, a coltivare i buoni uffici con Milan, Inter e Juve e fare i vassalli di Milan, Inter e Juve, a cambiare allenatore e a spendere camionate di euro su elementi discutibili. Gli ultrà risponderanno (spero) per quanto fatto; ma Preziosi, in caso di retrocessione, a chi risponderà?


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