20 mar 2012

L'insostenibile leggerezza di Ranieri (e di Moratti?)

La giornata di domenica dell'Inter stava trascorrendo nel purtroppo consueto grigiore: squadra lenta, stanca, apatica, trascinata ad un opacissimo 0-0 da un'Atalanta men che modesta, ennesima compagine a strappare un risultato utile in casa dell'Inter. Ecco, si diceva: il pomeriggio sonnacchioso del Giuseppe Meazza se ne stava andando senza troppi sussulti, nella tiepida rassegnazione di una tifoseria, invero sparuta, che non aspettava altro che il triplice fischio dell'arbitro per raccogliere bandiere e striscioni, tornare mestamente a casa e leggere il giorno dopo a pagina 24 della Gazzetta il commento della partita.
Ma l'Inter non riesce a vivere serenamente neppure la mediocrità. Ranieri chiede a Forlan se si sente di entrare, e il biondo uruguagio lo sfancula bellamente sostenendo che lui, no, quel ruolo lì non lo fa più. Ora, uno può accettare tutte le difficoltà tecnico- tattiche dell'Inter attuale, i risultati negativi, l'uscita dalla Champions, la mancanza di certezze assoluta per il futuro che propaga dalle stanze del potere nerazzurro, il tifoso può trangugiare tutto questo come un boccone particolarmente indigesto. Ma lo squallido teatrino tra Forlan e Ranieri è veramente troppo, soprattutto in un momento come questo, in cui la misura è già di per sé colma.
Diverse cose non tornano nell'affaire Forlan.
La figura dell'allenatore esce nuovamente ridimensionata dalla vicenda. Dopo l'orazione di Julio Cesar (più Cicerone che Julio Cesare nell'occasione) davanti allo spogliatoio tutto, che ha di fatto spogliato l'allenatore del suo ruolo di motivatore, Ranieri è stato di fatto misconosciuto anche nella sua veste di tattico. Non solo ha dovuto piegare la testa e chiedere a Forlan se sarebbe stato disposto a entrare in campo, mancava solo che chiedesse per favore o che si prostrasse a terra, ma come risposta alla sua inusitata e inopportuna gentilezza si è sentito rispondere "no, grazie, l'esterno non lo faccio". Tradotto: come allenatore non vali un fico secco. Ora, una situazione simile, in una società normale, con le palle e le contropalle, non sarebbe stata accettata con i sorrisi del dopopartita e le patetiche smentite a cui non ha creduto nessuno, nemmeno i gonzi che pensavano che Mourinho e Eto'o volessero più bene all'Inter che al proprio portafogli.
Il tifoso avrebbe voluto che Moratti (o un direttore sportivo, se ci fosse) scendesse in panchina, acchiappasse per il bavero l'impenitente riccioli d'oro e ne causasse l'ingresso coatto in campo. Ad ogni costo Forlan non doveva averla vinta, o entri in campo, o ti metto fuori rosa. E' invece notizia di questi giorni che non solo Forlan non è stato punito, né multato, né almeno rampognato, ma che potrebbe addirittura giocare contro la Juventus: Ranieri dimostra al mondo per l'ennesima volta di non avere il minimo polso e di essere vittima degli eventi, che lo stanno avviluppando in una spirale negativa a cui solo un salvifico esonero può porre fine. In subordine, la società è responsabile tanto quanto: potenzialmente, nel calcio di oggi, tutti i calciatori covano comportamenti come Forlan, e solo il timore, e l'interesse, li tiene ben lontani dall'anche solo pensare di ribellarsi alle scelte dell'allenatore e non entrare in campo. Ma solo all'Inter la potenzialità trova la sua espressione e si manifesta nel modo più violento e odioso. L'ultima volta che all'Inter un giocatore si è rifiutato di entrare, l'hanno fatto dirigente accompagnatore, chissà che questa volta non facciano Forlan presidente...
Propositi per il futuro: prendere sei pere dalla Juventus e sollevarci da Ranieri da qui alla fine dell'anno, perché esistono traghettatori e traghettatori, e quello che ci è capitato si è perso nell'oceano sconfinato della sua mediocrità, e nella sua convinzione barbara che per risolvere i problemi dell'Inter, bisognasse acuirli. L'Inter quest'anno ha già perso tutto: se rimarrà ancora Ranieri, perderà anche la dignità

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