15 mar 2012

Inter: vademecum per una ricostruzione (tardiva)

Scrivo con l'animo ancora afflitto e il cuore gonfio di un coacervo di tristezza, rassegnazione e delusione per ciò che era sul punto di essere e non è stato. Eppure il gol di Brandao, così inaspettato e malandrino, potrebbe essere una benedizione. E' vero, l'Inter adesso è fuori da tutto, finirà la stagione con i proverbiali zeru tituli e giù con gli sfottò di quegli altri che hanno subito per anni, e che per un penoso contrappasso renderanno la pariglia ai tifosi dell'Inter con pieno e completo godimento dei sensi. Nondimeno, si può considerare questa nuova anonima (e anomala) situazione come terreno di semina per il futuro, come dice un vecchio adagio, non tutto il male viene per nuocere.
Il gol di Brandao deve aprire la stagione dei ripensamenti, dei tagli, dei ragionamenti. E allora è il caso di vedere come la società dovrebbe intervenire idealmente, a partire da subito. Conscio fin d'ora che tutte le cose che dirò resteranno solamente bubbole su uno stupido blog, che quello che vuole fare Moratti lo sa solo lui bontà sua, e che in ogni caso, conoscendo ahimè l'umorale individuo, ben difficilmente la sua volontà collimerà con le mie proposte.
Ebbene, dopo aver ascoltate infinite volte refrain del tipo "un allenatore giovane e inesperto non si può prendere, perché non c'è una società solida che lo possa sostenere", "un progetto giovani è irrealizzabile perché la società non lo saprebbe trasmettere al tifoso", "la società non sa comunicare", "Branca e Ausilio non sanno fare mercato", sono arrivato alla conclusione (ma ho la stranissima sensazione di non essere il solo) che il restyiling dell'Inter deve ripartire dalle scrivanie. Parecchia gente dovrà riempire i suoi begli scatoloni, ed emigrare quanto più lontano possibile da Corso Vittorio Emanuele, che so, in Groenlandia o in Birmania, dovunque i suoi influssi negativi non possano avere effetto sul mercato dell'Inter. Perché se la "branchite" è contagiosa, e il bacillo continua a permanere nelle stanze della sede nerazzurra, temo che il nuovo direttore sportivo dovrà stare molto molto attento. Esaurita la fase del taglio delle teste, si deve passare alla scelta del nuovo ds, una personalità che sia dotata di operatività illimitata e di poteri che superino, almeno nell'ordinaria amministrazione, quelli del presidente: dovrà essere uno che ci metta la faccia quando le cose vanno male, così che il marciapiede sotto palazzo Saras torni a essere il marciapiede sotto palazzo Saras e non una succursale atipica della sala stampa, un luogo dove chiunque può recarsi in qualunque ora, e può stare sicuro che Moratti qualcosa lo dice; e senz'altro, dovrà essere uno che sappia fare mercato, intelligente, ragionato, sostenibile. Qualche nome: Marino, Larini, Corvino, ma io patrocino soprattutto la candidatura di Marino, che ha costruito 7 undicesimi del Napoli dei miracoli e ha salvato l'Atalanta con tre mesi di anticipo nonostante sei punti di penalizzazione. Con il nuovo ds si dovrà procedere alla scelta del futuro allenatore, che necessariamente incontri il pieno favore di Moratti, onde evitare situazioni spiacevoli alla Benitez o alla Gasperini, che hanno pregiudicato irreversibilmente le ultime due stagioni sportive.
Ottenuti i sì di direttore sportivo e di allenatore, si passa alla rimodulazione della rosa. Che inevitabilmente dovrà essere sfrondata dell'inutile e del superfluo: chi non può più far parte del progetto, vuoi perché arrivato a fine corsa (Lucio, Cordoba, Zanetti, Cambiasso, Julio Cesar e affini), vuoi perché inadeguato agli standard che un club come FC Internazionale richiede (Castaignos, Obi), vuoi perché etichettato con un marchio di decisività che costantemente e pervicacemente disattende (Sneijder, Maicon), tutti questi dovranno essere venduti e/o svincolati e/o, alle strette, messi fuori rosa come ha fatto la Juventus quest'anno con Iaquinta, Toni e Amauri. Dopo il processo di depurazione ed epurazione, il lavoro congiunto di direttore sportivo e allenatore dovrà produrre il mercato in entrata. Il mister proporrà le sue esigenze di ruolo (mi serve un terzino, un centrocampista di interdizione, un costruttore di gioco), e il ds, che negli intendimenti dovrà avere ampio raggio d'azione e una consolidata rete di rapporti con procuratori e dirigenti, comprerà i migliori giocatori al minor prezzo possibile. Si faccia attenzione: se la nuova dirigenza riuscirà a far fuori quei capipopolo dello spogliatoio che in questi ultimi tempi hanno fatto mercato ricusando alcuni acquisti e proponendone altri (Cambiasso- Mascherano?), surrogando gli allenatori nella loro funzione, scavalcandone l'autorità, e permettendosi di dare direttive ai compagni sul campo di gioco, e in qualche caso addirittura richiedendone l'esonero con una telefonata al presidente, se la nuova dirigenza riuscirà a fare questo, il calciomercato del futuro sarà finalmente libero e autonomo.
Riassumendo: idealmente Moratti ad aprile dovrebbe avere sul tavolo le lettere di licenziamento e le proposte di buonuscita per Branca e Ausilio, i precontratti del nuovo direttore sportivo e del nuovo allenatore, avere già completato il discorso cessioni e impostato il mercato in entrata. Qui non si parla di spendere 100 milioni di euro, ma di avere le idee chiare e soprattutto di ritrovare l'entusiasmo di un tempo. Noi tifosi dell'Inter non abbiamo le vittorie come unica cifra per la valutazione della nostra squadra: non abbiamo l'abitualità alla vittoria che hanno Milan e Juve e siamo geneticamente diversi dai supporter di quelle squadre, e per fortuna. Ci è sufficiente avvertire vivacità nei giocatori, vedere una squadra che pulsa, che vibra. Alla fin fine, le vittorie sono solo un sottoprodotto secondario delle prestazioni della squadra.

Infine, so che è impensabile un'Inter senza il presidente Moratti, e che qualunque strategia per il futuro si attorciglierà inevitabilmente attorno a lui; ma so anche che lo stesso presidente dovrebbe essere quantomeno stuzzicato dall'idea di una nuova squadra, di un nuovo progetto, di un nuovo gioco, di aria fresca e pulita. Se così non fosse, sarà ufficiale e definitivo l'allontanamento del cuore e della passione del presidente dall'Inter. Non ci voglio proprio pensare

p.s. Força Abidal!

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