5 mar 2012

I casi fortunati di Ranieri. Quando l'Inter non attrae più.

E poi dicono che il calcio non è fatto dagli episodi. Ieri per Claudio Ranieri sono stati provvidenziali almeno tre momenti che hanno fatto di Inter- Catania non il capolinea, ma una semplice tappa del suo travagliatissimo percorso sulla panchina nerazzurra. Deve ringraziare ad esempio Seymour, che solo davanti a Julio Cesar sbaglia un gol fatto; oppure l'assistente di Celi, che prende un abbaglio clamoroso quando non ravvisa un fuorigioco di un metro di Marchese in occasione del secondo gol, consentendo a Ranieri di spostare impercettibilmente il mirino della critica dalle prestazioni ignobili della squadra ai disastri arbitrali (ieri, veramente tanti); e infine deve ringraziare lo sciagurato Carrizo, che si incarta su quello che sarebbe stato conteggiato come l'ennesimo tiro da oratorio della serata di Forlan. Già, Forlan. Additato dai giganti della critica sportiva come il male incarnato di questa stagione dell'Inter, come il termometro dell'imperizia dei dirigenti della Beneamata sul mercato, ha realizzato ieri il suo secondo gol in campionato. Poco, pochissimo. Poi vado a guardare la lista dei marcatori sulla gazzetta dello sport, e vedo che Vucinic ha fatto un gol in più, Pato uno in meno, e Borriello addirittura due. Ora, non pretendo che si facciano dei processi, che si aprano delle interrogazioni parlamentari, che si stilino dei dossier, ma almeno che se ne parli. Va bene, parliamo di Forlan, è scarso, è vecchio, è rotto. Ma poi non mi vengano a dire che Vucinic è utile al gioco della Juve...

Il calo del tasso di interesse per l'Inter è un fatto. Quelle che una volta sarebbero state contestazioni furiose, oggi sono timidi tentativi di dissenso, che assumono forme civilissime e urbane (fortunatamente), ben lontane dai lanci di motorini o di petardi in campo. Proteste che non sono andate oltre un'adunanza di quattro signore impellicciate sotto la sede dell'Inter, o striscioni garbatamente rimati, o fischi decisamente poco convinti all'indirizzo ora di Tizio ora di Caio. La tifoseria dell'Inter è stata senz'altro educata dalle recenti vittorie, che ne hanno cesellato gli aspetti più spigolosi e ruvidi propri del supporter medio dell'Inter. E' indubbio; ma c'è anche una cloroformizzazione dell'interesse del tifoso verso la squadra che ha reso possibile un'assuefazione alle sconfitte senza derive violente e forti. Ripeto, fortunatamente: ma un pochino più di animus non farebbe male. Io stesso dopo il 2-0, per non forzare ulteriormente la mia capacità di sopportazione, ho abbandonato come il peggiore degli Schettino il natante nerazzurro, e ho messo su Sportitalia 2, decidendo di destinare in miglior maniera le restanti ore della serata. Scelta felice: davano l'ennesimo scontro generazionale LBJ- Kobe (finito 93-83 per LA: Heat veramente scarsi, fatti salvi i Big Three) ed è inutile dire che il mio stomaco ci ha guadagnato. Mentre il frizzante coach Dan ne sparava una delle sue, pensavo che smettere di guardare l'Inter non è stato altro che un estremo atto d'amore. Sono uno che non riesce ad assistere al deperimento delle cose amate. Finché non arriverà una svolta, seguirò con passione le sfide del Mancio, di Josè, e anche di Leo, nel loro ennesimo tentativo di rovesciare l'ordine costituito. L'Inter, mi riservo di osservarla con quieto distacco

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